Tra le gemme delle gemme
Contrariamente a quanti pensano, i diamanti non sono gli oggetti più costosi del mondo.
Tra le cose che possono effettivamente acquistare, il diamante “brilla” non solo per la luce che riesce a riflettere, ma anche per il costo.
Che queste gemme siano care non è una novità, né tantomeno una sorpresa.
Per poter comprendere l’ordine di grandezza del cartellino d’acquisto di questi piccoli cristalli bisogna, tuttavia, fare alcune premesse.
Primo, i diamanti più costosi non sono quelli incolori, ma quelli cosiddetta fantasia (o fancy in inglese), che possono essere rosa, verdi, azzurri ecc.
Secondo, molte delle gemme più importanti sono trattate privatamente e il loro valore non è generalmente reso pubblico.
Coloro che bazzicano nell’ambiente, sanno che alcune di queste gemme possono arrivare o superare addirittura a 7 milioni al carato.
Generalmente si tratta di pietre di altissima qualità (purezza, colore, taglio e caratura) ma di recente estrazione.
Se venissero messi sul mercato diamanti con un passato storico, come per esempio l’“Hope” o il “Dresden”, per citare un paio di nomi noti, le cifre raggiunte potrebbero essere addirittura superiori.
E’ risaputo, inoltre, che non esiste una direttiva scritta ed immutabile che determini il prezzo di queste gemme, se non quella che regola il commercio in generale, cioè la legge della domanda e dell’offerta.
Questa norma invisibile viene tipicamente stabilita dalla congiuntura economica contingente, dai gusti e dalle possibilità d’acquisto degli eventuali acquirenti.
In altre parole, ogni pietra ha una sua storia.
A questo si può aggiungere il fatto che forse, alcuni dei collezionisti di diamanti più in vista, forse con una punta di vanità, si sfidano a colpi di milioni: riuscire a far parlare di sé pagando cifre record è un vezzo che non tutti si possono permettere.
Per avere un’idea della somma di denaro necessaria per appropriarsi di uno di questi pezzi da investimento in miniatura, è utile volgere l’attenzione verso le case d’asta.
In speciali eventi tenuti a Ginevra, Hong Kong o New York (e molte altre città), s’intrattengono regolarmente sessioni che propongono oggetti di lusso per somme da capogiro.
Tra i raffinati pezzi che vanno sotto “il martello”, sono proprio i famosi fancy che spesso richiamano l’attenzione dei collezionisti più facoltosi.
Fino agli anni ’90, i diamanti colorati erano praticamente una curiosità e solo saltuariamente apparivano nelle serate di vendita all’incanto organizzate da nomi quali Sotheby’s o Christie’s.
Da allora, grazie alla pubblicità di Argyle, allo smembramento del mercato singolo guidato da De Beers e dai molteplici eventi socio-politici che hanno investito il pianeta, i prezzi di queste gemme, al passo con la loro popolarità, sono stati in graduale, continuo e stabile aumento.
Nell’ultima decade, come risultato di una combinazione di questi fattori, si sono visti battere record su record.
Ogni anno, c’è qualcuno che spinge i prezzi vertiginosi di queste gemme un po’ più in là.
Gemme da primato
I diamanti che posseggono un visibile aspetto cromatico (che non rientrano nella scala D-Z del GIA, per intenderci) e che presentano una tinta dominante pura, senza sfumature secondarie, sono quelli più ricercati e di maggior valore.
Se tono e saturazione sono appropriati (normalmente medio il primo ed alto il secondo) il numero di zeri nel cartellino del costo va decisamente su.
Questo risulta evidente dalla classificazione GIA, che suddivide queste gemme in nove categorie (sebbene non tutti i colori abbiano tutti i livelli) quali “Faint, Very Light, Light, Fancy Light, Fancy, Fancy Dark, Fancy Deep, Fancy Intense e Fancy Vivid”.
Dando un’occhiata alle gemme famose, si può notare che sono quelle di classe Fancy Intense e Fancy Vivid che generalmente richiedono prezzi più alti.
Ogni minima componente di marrone o grigio sul certificato può abbassare il prezzo di una pietra fancy di dieci volte o anche più.
Tra tutti i colori disponibili per i diamanti (quelli primari sono ben 27), alcuni sono più ricercati di altri: il rosa, il blu e il giallo sono attualmente quelli che catturano più frequentemente l’attenzione di gioiellieri e compratori.
Qui di seguito ecco una semplice lista di quelle che sono state le pietre che hanno richiesto il massimo sforzo economico (in dollari USA) per essere acquistate:
Il più caro per prezzo: il Pink Star (Fancy Vivid Pink), da 59.60 carati, venduto ad un’asta da Sotheby’s per $71,2 milioni alla Chow Tai Fook Enterprises, nel 2017.
Il diamante rosa più caro per carato: il Pink Legacy (Fancy Vivid Pink): 18.96 carati (curiosamente, rimovendo la virgola si ha l'anno di nascita di M. Harry Winston), “battuto” nel 2018 per 49,9 milioni di dollari (circa 2,6 milioni di USD per carato).
L'Oppenheimer Blue (Fancy Vivid Blue), da 14.62-carati, che per qualche anno aveva detenuto il record come diamante più costoso mai venduto, con i suoi 57,5 milioni di $ “racimolati” a un'asta di Christie's a Ginevra, nel 2016.
Il diamante Graff Vivid Yellow (Fancy Vivid Yellow), da 100.09 carati, è stato generosamente dato per 16,3 milioni di dollari, nel 2014, in un'asta tenutasi a Ginevra.
l'Aurora Green (Fancy Vivid Green) è diventato il diamante verde più costoso mai venduto all'asta. La gemma da 5.03 carati venne presa da Chow Tai Fook, nel 2016, per $16.8 milioni (oltre $3,3 milioni per carato).
L'Orange (Fancy Vivid Orange), un diamante arancione da 14,82 carati che venne conseguito per 36 milioni di dollari, nel 2013 (circa $2,4 milioni al carato).
Con 5,11 carati, il Moussaieff Red (Fancy Red) è il diamante rosso puro più grande mai trovato. La pietra è in possesso della ditta che ne ha dato il nome, di origine israeliana, ma basata a Londra, che lo acquistò nel lontano 2002 (prezzo sconosciuto).
Il diamante rosso col valore più elevato di cui si sappia è l'Hancock Red (Fancy Red), da 0.95 carati.
Al momento della sua vendita, nel 1987, fu materiale più costoso, per carato, mai venduta all'asta.
Il martello scese infatti a $ 880.000, ossia $926.315 per carato, otto volte la sua stima pre-vendita.
I “Fancy Red” sono delle pietre davvero speciali, infatti secondo il Cape Town Diamond Museum, in tutto il mondo sono stati finora scoperti solo da 20 a 30 esemplari e la maggior parte di essi ha un peso inferiore a 1/2 carato.
Diamanti incolori (per avere una pietra di paragone):
Un diamante colore D (scala GIA) chiamato "il 101", a causa del suo peso di 101,73 carati e a forma di goccia fu venduto da Christie's per $ 26,7 milioni nel 2013, cioè circa 262.000 dollari al carato.
Il Blue Moon Josephine
Se i numeri riportati qui sopra non fanno girare la testa, forse un piccolo mancamento lo può provocare il prezzo "ufficiale" più alto mai comprato per un diamante, il Blue Moon Diamond.
Questo minuscolo cristallo, che di poco supera i 2 grammi di peso, venne presentato nel 2015, in un'asta di Sotheby's a Ginevra, per l'incredibile cifra di $48,5 milioni, ossia oltre $4 milioni per carato!
Ad accaparrarselo è stato il magnate immobiliare 64-enne di Hong Kong, Joseph Lau Luen Hung (cinese: 劉 鑾 雄).
Il miliardario asiatico possiede una fortuna stimata da Forbes in 17,4 miliardi di dollari (dato del luglio 2020), “bottino” racimolato, non senza controversie (sussistono i suoi problemi legali a Macao) attraverso accorti investimenti nel settore immobiliare.
Questa non è la prima volta che l’”Hongkonghese” acquista delle gioie da dedicare ai membri della sua famiglia.
Giusto il giorno precedente, infatti, aveva comprato un diamante rosa da 16.08 carati, per $28.5 milioni, prontamente ribattezzato “Sweet Josephine” sempre per la sua bambina, il cui nome anagrafico è, in realtà, Lau Sau-wah.
Il suo amore per queste gemme eccezionali sembra trovare le sue origini nel 2009, anno in cui decise di spendere $9,5 milioni per un altro diamante blu.
In quell’occasione, Lau comprò il piccolo cristallo per celebrare la nascita della figlia, per la quale la pietra prese il nome di "Star of Josephine".
Per un’altra figlia, Zoe, si era “concesso” precedentemente alcune altre gemme.
Nel novembre 2014, in un’asta di Sotheby's, aveva preso per $32,6 milioni una pietra azzurra, poi conosciuta come il “Zoe Diamond”, da 9,75 carati ed una spilla di Cartier ornata di un rubino da 10,1 carati, presto divenuta nota come il "Zoe Red".
Il monile fu ottenuto per la modica cifra di 8,4 milioni di dollari da Christie's.
La storia della pietra
Il Blue Moon venne trovato nel 2014 nella miniera Cullinan (una volta conosciuta come Premier), a pochi Km da Pretoria, in South Africa, Il cristallo grezzo originale pesava 29,6 carati, per cui, per ottenere il 12.03 carati della gemma sfaccettata, oltre la metà di questo preziosissimo materiale, come spesso accade, venne eliminato durante lo stadio di modellamento.
Viene da domandarsi come i famosi diamantai si organizzino per lavorare gemme dal valore così alto; maneggiare oggetti così piccoli e preziosi non è roba per cuori pavidi.
Si pensi che un centesimo di carato di questa pietra, una quantità praticamente invisibile ad occhio nudo, costa intorno ai 40.000 dollari.
Per questo motivo, prima di poter “azzardarsi” a sfiorare questo minuto sasso blu, è necessario un lungo periodo di studio.
Le elaborate analisi di struttura e colore della pietra furono affidate, come di consuetudine, ad pool di super esperti che, con l’ausilio della tecnologia più avanzata, stabilirono come procedere.
Dopo cinque lunghi mesi spesi osservando da ogni possibile angolo la pietra grezza, i mastri diamantai ne catalogarono forma, inclusioni, zone di colore, direzioni di durezza ecc.
Successivamente, crearono 30 repliche sintetiche, esattamente identiche alla gemma naturale, sulle quali fecero tutta una serie di esperimenti.
Per comprendere quale fosse il taglio che portasse al miglior risultato finale.
Massima rilevanza venne data all’uniformità e all’intensità dell’aspetto cromatico, soprattutto quello che appare quando la gemma viene vista a faccia in su.
Anche preservare la più elevata quantità di peso fu, come da prassi, un fattore di vitale importanza.
Inoltre, venne valutato come le inclusioni, i microscopici difetti interni, potessero impattare la bellezza del Blue Moon.
Tutte queste considerazioni furono fatte simultaneamente, giocando su quei complessi rapporti che si traducono, una volta completata l’opera, nelle famose “4C” ideate dal GIA (l’Istituto Gemmologico Americano).
Queste quattro misure di qualità standardizzate vengono, da anni, utilizzate in tutto il mondo per poter valutare, utilizzando delle caratteristiche misurabili, il prezzo dei diamanti.
Il prodotto finale, il Blue Moon Josephine nella sua forma definitiva, fu la combinazione ideale di questa miriade di parametri, quella che portò alla creazione della gioia di massimo valore.
Le gemme-modello vennero prima marcate, le inclusioni mappate e quindi rimosse attraverso il lungo processo, inoltre vennero sperimentati stili di taglio differenti.
Solo una volta che il risultato sulle copie artificiali della pietra furono confrontate, si decise di tagliare quella vera.
Un trimestre intero fu necessario perché il cristallo venisse sfaccettato da un gruppo di tagliatori di elevatissimo pedigree.
Il risultato finale fu il frutto di una combinazione armoniosa di complessi calcoli matematici e di valori estetici.
Durante tutto il periodo necessario per completare l’opera, osservatori, scienziati e lapidari continuano a comunicare tra loro per condividere idee, dubbi e strategie.
Dopo tutto questo processo, la gemma che ne risultò fu un diamante di colore fancy vivid blue (classificazione GIA), di taglio a cuscino con 54 faccette e con chiarezza VVS2.
Il Blue Moon venne in seguito prestato per essere analizzato dallo Smithsonian Institute.
L’importante organizzazione ne studiò aspetti ottici e chimici, focalizzando la propria attenzione sulla fosforescenza della gemma.
Una volta completata questa fase, la pietra venne esposta nel Museo di Storia Naturale di Los Angeles.
Alcune considerazioni finali
Visto il loro enorme valore, molti dei diamanti fantasia non vengono sfaccettati così come si fa per quelli incolori, per i quali è comunque sempre riservata una grandissima cura.
Prima di poter essere messi sul mercato, questi rari cristalli vengono analizzati, radiografati e studiati, diventando il centro dei pensieri dei più esperti lapidari del mondo per mesi, se non anni.
Un esempio principe di tale laborioso processo lo fornisce il Blue Moon Josephine, che per poter ottenere la corona di gemma più cara di sempre ha dovuto seguire proprio questo percorso.
Solo poter vedere una di queste gemme è difficile, possederne una è…roba da ricchi.
Articolo di: Dario Marchiori
Fonti: theguardian.com, Irfaan Hassan Diamonds, Wikipedia, fastquicksearch.com, telegraph.co.uk, straitstimes.com, worthly.com, naturallycolored.com, celebsagewiki.com, macaubusiness.com, diamtrader.net